telecamere di videosorveglianza con ai e gdpr

Quando la tecnologia supera la legge (o almeno ci prova)

I sistemi di videosorveglianza stanno cambiando. Non si limitano più a registrare immagini: oggi possono riconoscere volti, comportamenti anomali, targhe. Possono prevedere eventi, inviare allarmi, isolare minacce. Tutto questo grazie all’intelligenza artificiale.

Ma quando una telecamera inizia a “capire” quello che vede, il gioco si fa delicato. Perché non stiamo più parlando solo di dati visivi. Ma di interpretazione, profilazione, automatismi decisionali. Tutti temi che il GDPR considera ad altissimo rischio.

Cosa fa davvero l’AI nella videosorveglianza?

  • Riconoscimento volti (face recognition)
  • Rilevazione oggetti (armi, zaini abbandonati)
  • Analisi comportamenti (movimenti sospetti, intrusioni, corse)
  • Classificazione (età, sesso, abbigliamento)
  • Gestione flussi (conteggio persone, heatmap, code)

In un condominio, per esempio, un sistema AI potrebbe identificare se un volto appartiene a un residente, rilevare se qualcuno accede a orari insoliti, o segnalare movimenti in aree vietate.

Tutto questo è utile. Ma anche pericoloso.

AI e GDPR: una relazione complicata

Il GDPR non vieta l’AI, ma impone condizioni stringenti:

  • Trasparenza: informare se c’è trattamento automatizzato.
  • Finalità esplicita: motivare l’uso (non basta “per sicurezza”).
  • Limitazione dei dati: solo ciò che è strettamente necessario.
  • Accountability: responsabilità del titolare/amministratore su ogni decisione algoritmica.
  • DPIA: obbligatoria per trattamenti ad alto rischio, come il riconoscimento facciale.

    In parole povere: usare l’intelligenza artificiale senza una documentazione adeguata è un suicidio legale.

Il Garante è già intervenuto

Il Garante della Privacy italiano ha già emesso provvedimenti specifici su casi di videosorveglianza con AI. In particolare, ha messo in guardia contro l’uso indiscriminato del riconoscimento facciale, classificandolo come trattamento ad altissimo impatto sui diritti individuali.

In ambito condominiale, il rischio maggiore è quello della profilazione.

L’AI non è per tutti (e non è per sempre)

Un impianto con AI può sembrare futuristico, ma nella pratica richiede:

- Un installatore qualificato
- Un progetto tecnico e legale integrato
- Una gestione continua dei dati
- Un sistema di log per tracciare ogni accesso
- Un audit periodico sulla conformità normativa

Non basta installare una "telecamera intelligente" e aspettarsi che faccia tutto da sola. Serve un ecosistema di sicurezza, dove tecnologia e legge lavorano insieme.

Feniva e l’AI responsabile

Con esperienza su oltre 170 condomìni e certificazione ISDP10003:2020, Feniva integra impianti con AI solo dove sostenibili dal punto di vista legale, accompagnandoli con documentazione completa:

  • DPIA specifica per sistemi AI
  • Informative aggiornate e accessibili
  • Controllo accessi cifrato
  • Supporto in caso di ispezioni del Garante
  • Manutenzione tecnica e normativa continuativa
  • Possibilità di accedere ai dati nel giro di poche ore, e non giorni/settimane


L’intelligenza artificiale è la nuova frontiera della videosorveglianza. Ma ogni frontiera porta con sé rischi e responsabilità. Se sei un amministratore di condominio e vuoi integrare sistemi AI (ma questo vale per qualsiasi sistema di sorveglianza video), devi sapere che stai camminando su un crinale sottile: da un lato la sicurezza, dall’altro la violazione della privacy.

La buona notizia? Non devi fare tutto da solo.

Scopri come integrare l’AI in modo sicuro e conforme con Feniva:
videosorveglianza.feniva.it

Show All
Blog posts
Show All